Little Brother

Non c’era miglior titolo per inaugurare il nuovo gingillo tecnologico di un libro che fa della libertà in rete e del diritto alla privacy la propria bandiera. Doctorow rende disponibili i suo iscritti sotto licenza Creative Commons (di cui parlo meglio sotto) per cui chi vuole può scaricarsi il libro dal suo sito e leggerlo sul proprio computer o sui dispositivi portatili che possiede, chi invece non vuole rinunciare alla carta può prenderlo in libreria: X, il titolo italiano di Little Brother, è  edito da Newton Compton. Adesso, però, buttiamoci nel libro.

Immaginate che tutto ad un tratto le libertà che ognuno dà per scontato ci vengano revocate in nome di una presunta maggior sicurezza, voi che fareste? Parlo di libertà come comprare un giornale invece di un altro; visitare siti che si preferiscono (anche quelli con le donnine, se sono legali); girare per la città per i fatti propri; che fareste se vi prelevassero e vi facessero il terzo grado per giorni solo perché potreste essere terroristi che studiano un attentato? Al protagonista succede questo appena dopo un terribile attentato a San Francisco, la sua unica colpa è stata essere insieme ai suoi amici nel posto sbagliato nel momento sbagliato, vengono arrestati e da allora il loro mondo va a rotoli. Marcus/W1n5tOn/M1k3y sceglie di non piegarsi al sistema ma di combatterlo, per questo arriverà a pagarne le conseguenze in prima persona; Little Brother però è un libro che seppur orientato agli adolescenti va oltre la mera storiella narrata, è un libro che fa riflettere sulle libertà di ognuno su quelle che deleghiamo ad altri e soprattutto su quelle che deleghiamo senza sapere. L’estremizzazione di episodi accaduti davvero con il Patriot Act Americano, Guantanamo in primis, serve anche a riflettere sulle libertà che chiunque può perdere in rete anche sui contenuti che immettiamo o scarichiamo a pagamento o meno, Interessanti a tal proposito sono l’introduzione dell’autore e le due postfazioni; un libro che va meditato a lungo e che lascia un sacco di interrogativi anche quando si arrivati alla parola fine.

Ho letto critiche sulla tendenza dell’autore a dilungarsi in particolari tecnici tralasciando la storia, di solito questo è un grosso difetto presente negli scritti degli esordienti, come giustificare Doctorow che di certo è un novellino, quindi? Il romanzo è in prima persona, è Marcus a raccontare la sua storia, Marcus è un geek, il tipo di ragazzino che rivolta ogni singolo aspetto di una tecnologia informatica come un calzino, come tutti i geek immagino abbia il vizio di spiegare le cose nominate anche di striscio che sembrano poco chiare a chi sta ascoltando, partendo letteralmente per la tangente. Beh a me capita spesso parlando con gli utonti. 🙂

Due parole per la licenza Creative Commons con cui Doctorow distribuisce i suoi scritti. Share Alike, Derivative, Non commercial; paroloni che in soldoni significano che chiunque è libero di prendere e divulgare l’opera originale e di derivarne ulteriori opere a patto di distribuire tutto sotto la medesima licenza e di attribuirgli la paternità dell’opera originale. Per farla ancora più semplice potete prendere il romanzo inglese gratis dal suo sito, se vi piace potete ridistribuirlo ai vostri amici sempre gratuitamente, potete stamparlo per voi e/o i vostri amici (al massimo potete farvi rimborsare il toner e la risma), basta che diciate chi è l’autore e dove stia l’opera originale (il link alla pagina); ancora meglio: volete scrivere dei racconti che amplino la storia originaria? Potete farlo, sempre con gli obblighi precedenti; idem se voleste tradurre il romanzo. Se “Gratis” non vi suona bene (le opere derivate non si possono far pagare) la Creative Commons prevede la possibilità di mettersi d’accordo con l’autore (ecco perchè quando andate in libreria il libro lo pagate a prezzo pieno).

Sto pensando di comprarne due  tre copie per quest’estate e tentare un esperimento di bookcrossing.

Edit 21/2/2010

A riprova che quanto descritto nel libro può superare i confini della fiction c’è un articolo di Repubblica che testimonia l’uso di portatili in modo affine agli schoolbook del libro. Il Paranoid Linx Project sembra essersi arenato, purtroppo

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