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Nerd for Dummies

Siete geek o nerd? Se la risposta è sì, quello che dirò vi suonerà più che familiare, quasi scontato; al contrario, se non lo siete, beh di sicuro ne conoscete uno o più; questo qualcuno di voi conosce, perché glie l’avete detto sostanzialmente voi, di che colore sono e di che materiale sono fatte le vostre “mutande digitali”, cioè che tipo di dispositivi avete, come li proteggete, quanti dati compromissibili ci sono dentro e se ne avete delle copie.

Il bello è che nessuno vi obbliga a farli conoscere e soprattutto a fidarvi di qualcuno che potrebbe essere anche estraneo, ne veniamo a conoscenza perchè a voi non interessa amministrarli fino a quando arriva l’incidente: qualcosa si rompe, o dovete fare qualcosa di impegnativo e mai fatto, o vi fregano il dispositivo e bisogna impedire che quei dati finiscano nelle mani di sconosciuti.

E qui per me e i miei “colleghi” cominciano le grane: nessun supporto tecnico “serio” dà i dati sensibili a uno che è “amico” del titolare di quei dati, quindi bisogna istruirvi su chi chiamare e cosa chiedere, come usare i dati ricevuti e via discorrendo, dilatando i tempi di intervento anche del triplo di quanto realmente necessario. Sia chiaro: gli amici si aiutano volentieri, i conoscenti se c’è tempo, gli estranei se educazione impone. Personalmente, però, tengo conto della volontà di aiutarsi da solo di chi in quel momento chiede aiuto, ecco perchè tendo a spiegare abbondantemente quello che faccio e perchè lo faccio, anche se so che difficilmente il cervello del mio assistito sta “registrando” qualcosa, preso com’è dalla paranoia di non capire ancora cosa lo ha colpito.

Questo noi lo si vorrebbe fare una tantum, il nostro sogno è “farvi vedere come si fa” perchè possiate farlo da soli, la prossima volta; il più delle volte è pura utopia, oggi qualcuno comincia a capire, ma dobbiamo sempre aspettarci che chieda almeno un supporto “morale” dovesse ricapitargli un guaio

Così voi prendete sotto gamba un problema che noi sentiamo prioritario come ad esempio il corretto uso delle password, noi cerchiamo di spiegarvi il perchè si arrivi a farlo quasi in modo paranoico (meglio quella paranoia di quella derivante da un account bucato da malintenzionati che avranno accesso alle vostre foto fatte in discoteca, ai vostri pin e ai mueri di carta di credito fotografate fronte-retro), qualcuno ride del fatto che abbiamo centinaia di password personali da ricordare, loro fanno tutto con una e, diamine, potremmo anche ricordarcela noi per loro. poco importa che potrebbero fare come noi e usare un programma (protetto da password, unica da mandare a memoria) per segnarsi tutte le altre.

Noi parliamo cercando di essere i più chiari possibili, voi pensate ai cavoli vostri che non comprendano niente di informatico, per quello ci siamo noi. Risultato: vi faremo sempre lo stesso tipo di intervento anche se, alla decima volta, aveste imparato a far da soli, ci mettevate dieci minuti e non l’ora di fermo macchina necessaria a portare e riprendere il dispositivo all’amico-mago

Quando si vorrebbe consigliare dei siti o altro tipo di risorse ci scontriamo poi col “io non ne capisco”, beh nemmeno noi prima di imparare le prime cose necessarie quanto meno a “stare in piedi” da soli, cercate di capirlo (almeno questo), vogliamo semplificare le cose a voi e a noi, che magari la prossima volta non devo pensare anche alle parole da usare per farvi comprendere il pasticcio in cui state senza farvi andare in paranoia. Conosco divulgatori informatici simpatici, gente cresciuta a pane e Piero Angela, che magari vi danno una mano anche per le bufale su internet (adesso basat o a Paolo fischieranno le orecchie), ma oh, voi siete di coccio!

Altro sipiarietto nelle serate in pizzeria o simili.. Vuoi o no, ma c’è sempre qualcuno che chiede lumi su qualcosa, anche su cosa acquistare (come se noi mandassimo a memoria tutti i volantoni degli store di elettrodomestici e paccottiglia elettronica), ovvio che noi si parta con le nostre valutazioni, che spieghiamo le ragioni perchè per noi X è meglio di Y, ma sostanzialmente, se proprio volete Z, potete prenderlo e al llimite valutate Q come valida alternativa. Se non ci state dietro allora forse un telefonino a conchiglia potrebbe essere la soluzione migliore, non perchè non capiate o non vi serve uno smartphone, ma perchè così non dobbiamo impararne un altro che puntualmente ci metterete sotto il naso alla prima difficoltà.

Ai “tempi nostri” ci dicevano RTFM, acronimo più utile e che ha più senso dei vostri TADB e similari perchè ci costringeva a usare il cervello anche quando il “Fucking Maual” era in un inglese mai letto prima

Non parlarmi non ti sento

Ho notato una pericolosa tendenza all’imbarbarimento telematico da quando le masse sono sbarcate su Facebook WhatsApp e simili. Nozioni e usi che prima si davano per scontate e la cui non osservanza portavano ad essere definiti in vari modi traducibili in una sfumatura di significati che va da: “troglodita” a “scostumato” e a volte banalmente “stronzo”.

Ultimamente sono inciampato in una spiacevole usanza che pare aver preso piede al punto di essere pure giustificata da chi la pratica: non leggere i messaggi sui vari messenger, ignorandoli apposta. Ve lo dico subito: non fatelo e, se già lo faceste, perdete il vizio.

Andiamo indietro a quando esistevano solo gli SMS: nessuna notifica, non si sapeva se arrivava, figuriamoci se veniva letto. LA cosa si risolveva con una chiamata o uno squillo di conferma, se questa veniva rifiutata o il contatto diventava di colpo irrintracciabile, il rifiuto diventava palese e amen.

Coi messenger e la notifiche di partenza, arrivo e lettura uno non può più ignorare impunemente senza he l’altro sappia. Ecco il problema. Quando si parla normalmente se uno ignora qualcuno in una discussione senza che ce ne sia motivo questi sta sostanzialmente offendendo l’interlocutore. Siamo tutti d’accordo? Beh, è la stessa cosa coi messenger se ignorate un messaggio oltre un tempo ragionevole rischiate di offendere la controparte telematica.

Se non vi ho convinto ve lo spiego nel dettaglio.

Mettiamo scriviate a una persona che per qualche motivo non vuole interagire con voi, per motivi suoi non vi blocca come dovrebbe fare (perchè la cosa giusta sarebbe bloccarvi, sia chiaro); il vostro messaggio giace non letto, ignorato anche per giorni… non avete il numero di telefono, non potete fare altre verifiche e magari il messaggio era importante, ignorato solo perchè sarebbe potuto essere un messaggio di cazzeggio. Il problema è che il sottotesto “non disturbarmi” non viene recepito subito perchè motivi legittimi per non evadere un messaggio (che è sempre una forma di comunicazione asincrona, ricordiamolo) ce ne sono tanti:

  • Telefono smarrito o comunque irraggiungibile 
  • Telefono spento o rotto
  • Non c’è il tempo per leggere

Queste “scuse” cascano vedendo se e quante volte il destinatario si è connesso al messenger

  • Messaggio letto di straforo alla ricezione della notifica o dal centro delle notifiche ma non lo si apre perchè non si ha tempo di rispondere.
  • Troppi messaggi da evadere e si sceglie di leggere velocemente i mittenti meno impegnativi

Queste “scuse” cascano dopo qualche ora o altro lasso di tempo ragionevole entro cui aspettarsi almeno la presa visione del messaggio.

Teniamo conto che non leggere non equivale a non rispondere, in quanto anche la non risposta vale come risposta (ahimè!), magari è brusca ma vale un “no”, “non rompere”, “non mi piace quello che ho letto”. Una risposta esplicita sarebbe si meglio ma non sempre è necessaria.

Ripeto: volete ignorare un vostro contatto o non volete che vi contatti su un messenger? Magari ci perdete prima un messaggio in cui lo dite chiaramente, ma anche no, l’importante è BLOCCARLO. Il blocco non si può fraintendere, equivale alla chiamata rifiutata, a un “get a life” scritto con insegna a neon, ma almeno non siete voi quelli che mancheranno di rispetto l’altro.

La bolla di solitudine: istruzioni per l’uso

Post dedicato agli introversi come me. Quelli che per dire mezza parola di più (del necessario?) sembra che debbano cavarsi un dente e che quando decidono di aprirsi lo fanno andando in modalità tsunami. Sì, quando diventiamo logorroici lo facciamo perché per parlare semplicemente ci sabotiamo i freni da soli.

Capita per svariati motivi: serata con gli amici con troppe emozioni da archiviare, incontro che ti ha rivoltato emotivamente come un calzino sporco, incontro in cui l’altra parte (o, semplicemente, L’ALTRA) non ti ha permesso di dirle quello che speravi di dirle e ti resta il rospo in gola (che magari ricacci nello stomaco e comincia a rompere le scatole alle farfalle facendo partire l’acidità); cose di questo tipo, che ti fanno girare la testa per non essere abituato a gestire tanto o che ti costringono a un importante e intenso momento di riflessione. E tiri su lo scudo, la “bolla” entro cui non vuoi nessuno, la camera di compensazione di Darth Vader: aprire a proprio rischio e pericolo; il punto è che molti i cartelli di pericolo li interpretano al contrario, ammesso che li leggano e vanno a sbatterci contro andando a infrangere il silenzio coì agognato, costringendo a mugugni o a mezze spiegazioni, rompendo la tranquillità quasi zen faticosamente cercata.

Intendiamoci, salvo casi patologici, nessuno vuole restarci a lungo, nella bolla. Bisogna solo aspettare che arrivi il momento giusto per lasciarla… o la persona giusta, solitamente chi ti ci ha fatto rinchiudere o, se si è fortunati, l’amico che sa come tirartene fuori (a volte nemmeno lo fa apposta).

Non incavolatevi se non foste voi quella persona, e vi soffiamo contro o vi guardiamo male per aver infranto la sacralità del nostro isolamento non siamo asociali, non sempre, almeno, abbiamo bisogno di tempo per ricaricare le batterie ad un umore troppo facilmente abbattibile, siamo quelli di “ma avrò detto/fatto qualcosa?”; “Avrà capito male?”; “Perchè non si è resa/o conto di avermi ferito?” E giù nella bolla a capire cosa è successo tra noi e il resto del mondo (che conta).

Se invece aveste il potere di far dissolvere la bolla, beh, fatelo! Magari non subito ma fatelo. Se dell’occupante vi interessasse almeno un po’, cercate il dialogo (meglio se di persona), magari avvicinandovi in punta di piedi, che potreste essere sì voi, ma magari pensando di averla fatta grossa, staremo a interpretare ogni inflessione vocale che possa indicare un motivo di astio nei nostri confronti. Fatelo, prendetela come una buona azione o se ve ne fregaste beh, sperate che, se non da soli in capo a qualche ora, qualche amico riesca a stanarci con qualche battuta o un’uscita.

Anche questo post è frutto di una sessione in bolla, debitamente interrotta da chi vedendomi con le cuffie ad occhi chiusi e ad ora tarda, pensando che dormissi, ha OSATO scostarmi le cuffie da un orecchio durante un assolo di chitarra. Ecco, voi non fatelo!

Occhio alla penna

Per la grafia che ho dovrei fare il medico. Per essere uno a cui piace scrivere è sempre stato il mio tallone di Achille, anche perchè scrivere scrivo ma non ho tempo per scrivere in modo leggibile. Anche per questo sono diventato bravo con le tastiere dei computer.

Come tanti, finita la scuola ho cominciato ad usare sempre meno la biro e sempre di più la tastiera (anche il codice lo abbozzavo su carta ma lo riportavo subito sul computer o non c’era speranza di decifrare il nome delle funzioni).

Però succede di aver bisogno di qualcosa che ci sia quando i tuoi dispositivi sono impegnati a fare altro o sono rimasti attaccati alla corrente e siete tu, la reflex, un’idea o un’opportunità di realizzarne una e niente su cui prendere appunti.

E allora ti viene da pensare: “Ah, se me l’avessi appuntato da qualche parte!”. Già avevo qualcosa per il brainstorming, qualcosa che funzionava su carta, ma che se portavo in digitale finivo per perderlo in un mare di versioni diverse. Anche se in modo grezzo quelle idee su carta stavano più “a galla”, la parte difficile era giustappunto decifrare quello che scrivevo.

Così mentre cercavo sul sito di Moleskine un qualcosa per le foto (credo mi fosse arrivata una newsletter con offerte sugli album) mi viene l’idea di prendere un loro quaderno (non credo ci ia bisogno di spiegarvi che non parliamo dei quaderni usati a scuola). Nero, classico elastico che lo mantiene chiuso, copertina rigida, tasca. Comincio ad appuntare le tecniche che voglio approfondire, registrando i miei progressi, appuntandomi dubbi, snocciolando parametri di scatto, segnalando gli scatti da tenere come riferimento. Oggi, complice la stampantina a sublimazione e le etichette adesive che può produrre, l’ultimo tocco: le immagini di riferimento incollate a mo’ di figurina Panini. Non resta che insegnare a leggere la mia grafia ai miei nipoti. 🙂 

Ah, magari qualcosa la riporterò su questo blog “in bella copia”.

Cambio di armatura: mi piace troppo il Jet Black

…e ar cavaliere nero nun je devi…

Premetto: per qualcuno potrei essere brusco, per altri (spero la maggior parte) ovvio, ma preferisco mettere le cose giù chiare perchè pare ce ne sia bisogno.

Sono “bravo coi computer” OK, ma questo non vuol dire che sappia usare tutti i dispositivi elettronici che esistono sul pianeta.

Perfettamente inutile mandarmi un telefono o un computer con un sistema operativo che io non uso e non mi sogno minimamente di usare pretendendo che vi risolva il problema in mezzo minuto. Potrei darvi una mano a risolverlo ma perderò il mio tempo per capire un vostro problema, molte delle cose che farò saranno cose tanto stupide che in 20 minuti potevate farle da soli, ma secondo voi:

  • Io devo leggere il manuale del vostro dispositivo
  • Io devo interrogare Google per risolvere un problema che io non ho e non avrò mai.
  • Io devo mettere le mani nella vostra roba, usare e gestire le vostre password.

Se per voi è normale questo, per me non lo è. Non esiste e se lo faccio o l’ho fatto per gente di cui m’importa qualcosa, non vuol dire che lo farei per chiunque. Troppo tempo da perdere e troppe responsabilità che non voglio.

Aggiungo: se mai l’ho fatto per voi in passato non vuol dire che giustifichi la vostra ignoranza anche in futuro, se puntualmente demandate a me la cura dei vostri dispositivi mettete in conto che possa dirvi “Ti arrangi!” Perlchè io comincio ad averne davvero piene le tasche, perchè lo smartphone non è una prescrizione medica, perchè quando sono io a chiedere aiuto, “tu” sostanzialmente te ne fotti di me e dei miei “insulsi” problemi. Io lo faccio a titolo di favore, mi basta un “grazie” ma mi piacerebbe vedere che dopo avervi dato una dritta, voi di quella dritta ne fate tesoro e la prossima volta ci provate da soli.

In fondo vi considero esseri intelligenti e se vi correggo è perchè credo che non siano parole al vento, perché volete farmi ricredere a tutti i costi?

Social Tag: istruzioni per l’uso

La metto giù piano.
Se Tizio vuol condividere qualcosa su Facebook la mette in bacheca, giusto.
Se Caio e Sempronio erano insieme a tizio giustamente verranno taggati dare la possibilità anche a loro di leggere subito i sagaci commenti degli amici di Tizio. E va bene. È giusto così!

A volte però Tizio esagera. A volte però Tizio esagera moltissimo. A volte Tizio la fa proprio fuori dal vaso! Di più: Tizio piscia proprio sul muro di casa di Caio e Sempronio. Perché lo fa? Per il motivo più antico al mondo: marcare il territorio.

Andiamo di esempio pratico.

Tizio organizza qualcosa o vuol promuovere una qualche iniziativa personale. Tizio tagga una congrua parte dei suoi contatti, mica solo i suoi amici Caio e Sempronio. Tizio così facendo raggiunge in un sol colpo le bacheche di tutti quelli che leggono i post degli “amici degli amici” (quasi tutti quelli che stanno su Facebook, insomma), anche se lui in bacheca non ce li ha. GENIALE? EH, NO, CARO TIZIO!

Facendo questa cosa ti qualifichi solo come un “FOTTUTISSIMO SPAMMER” uno di quelli che nella posta elettronica finisce nella cartella “Indesiderata”, perchè, pensaci caro Tizio: pensa alle notifiche che tutta la gente taggata riceverà a ogni cazzo di commento che faranno sotto al tuo post. Decine, se non centinaia di squilli inutili che possono anche costringere a silenziare il cellulare (e non sempre è cosa buona).

Cari Caio e Sempronio, non sentitevi in colpa a rimuovere il tag, non fatevi scrupolo a chiedere a Tizio di NON FARLO PIÙ e, se Tizio perseverasse nell’errore, MANDATELO AFFANCULO SENZA RIMORSI perchè è lui a chiederlo.

Caro Tizio, vuoi mantenere le tue amicizie social? Non taggare mai a sproposito (cioè nel caso 2) più di dieci persone. Anzi già oltre i 5 contatti taggati il rischio di lamentele è alto.

Io ve l’ho detto.

Che mi fai una foto?

Scena: Esterno giorno. (Ma anche notte o crepuscolo, non fa molta differenza) Tu sei in giro a far foto per una qualsiasi ragione e Lui (può essere anche una “Lei” ma in questo post useremo il maschile perchè ci si riferisce al “Soggetto Indesiderato”) è lì ad aspettarti: seduto all’ombra su una panchina, appoggiato al muro, a spasso con altri amici e ti farà la richiesta:

– Che, mi fai una foto?

Con varianti ed eventuale aggiunta di complimenti alle tue doti di fotografo e/o alla qualità della tua attrezzatura, fregandosene se sta parlando a un professionista o ad un fotografo amatoriale. Tenete conto che Lui spesso fa false richieste: l’unica risposta che crede possibile è solo il “Sì” fa niente se voi state cercando altre tipologie di scatti e fa niente che lui abbia in tasca uno smartphone con cui farsi tutti i selfie che vuole; Lui vuole che voi gli facciate una foto, ovviamente gratis, anche se voi facendo foto ci campate.

Quanto segue è frutto della mia esperienza ed è indirizzata a chi ha appena cominciato a girare con reflex al collo, a chi ci gira già da un po’ (i commenti sotto possono ospitare anche condivisioni di esperienze o aggiunte alle casistiche) e a chi non sapeva di appartenere alla “categoria”.

Oh, intendiamoci non tutti quelli che chiedono foto sono soggetti indesiderati, ci sono anche i soggetti inaspettati, quasi tutti quelli a cui si risponde affermativamente.
A domanda si risponde, per educazione spesso non si dà un Sì o un No secchi ma si cerca di motivare il diniego o il consenso. Andiamo ad analizzare alcune risposte tipo partendo dai No per arrivare piano piano ai sì.

No

Mi spiace mi sta scappando un Pokemon

Scusa utilizzabile solo da chi sta usando uno smartphone: volete far scappare a gambe levate il vostro Soggetto indesiderato. Qualcuno si pentirà pure di avervi rivolto la parola, se va di culo vi levano anche l’amicizia su Facebook.

Ho la batteria scarica/Ho la memoria piena

Può essere vero oppure è solo una scusa, Non insistete, tanto la macchina si spegnerà subito prima di scattare o la foto non verrà salvata, in ogni caso è tempo perso per entrambi.

Sto scattando QUESTA COSA e la scheda non e mia

Anche qui vero o no, meglio non insistere soprattutto se il fotografo è un professionista (a cui comunque non andrebbe MAI chiesto in quel modo).

Non c’è luce

Sto fotografando un concerto e ho la macchina settata per la luce presente sul palco fare una foto a gente sotto il palco non è così automatico, se vi si dice no lo si fa a ragione, non insistete

Non ho l’ottica giusta

Come sopra se ho montato un super-teleobiettivo non chiedete foto o vi fotografo il neo sulla guancia non la vostra “bella” faccia, se poi siete anche in gruppo ateo anche la figura dei pirla. Stessa cosa se ho un obbiettivo cortissimo.

Devo correre a casa per mandare le foto via Internet

Ho promesso le foto a un giornale e devo correre per inviare le foto ad alta definizione via mail alla redazione NON HO TEMPO! RAUS!


SCATTO. Adesso devo scappare, te la do appena la sviluppo

Rifiutarla e perdere tempo per farvi capire il perchè, superando le vostre insistenza costa troppa fatica, scatto ma col cazzo che poi ve la do.!

Te la scatterei, ma lì non va bene

OK possiamo farla ma vi dico io dove e come farla. Se dobbiamo, almeno cerchiamo di farla bene.

OK, ma Senza flash farà schifo

OK la facciamo ma in queste condizioni non garantisco il risultato, risposta svogliata di qualcuno evidentemente scazzato ma che cerca lo scatto che magari fa svoltare la giornata. Portate pazienza e mettetevi in posa come dice lui.

Anche 10!

Tu chiedi a me di farti una foto? Mi togli dall’imbarazzo di chiedertene una! Se poi chiedessero il selfie insieme, è JACKPOT

In conclusione. Conviene chiedere foto solo a chi si conosce bene e si è in confidenza, gente che non dovete rincorrere per avere lo scatto (tranquilli che lui non lo farà mai se rientrate nelle prime 9 risposte). Chiedere a gente con cui non si è in confidenza espone se va bene a dinieghi, se va male a sonori “vaffa”.

E poi riflettete: lascereste una vostra foto nel telefono di un illustre sconosciuto?

I Android

images– Scusa, tu che ne capisci, ho il cellulare che non funziona, mi dici perchè?

  • Quale iPhone hai?

  • No, che iPhone, ho questo! – E mi presenta uno smartphone Android.

  • Ma io Android non ce l’ho, almeno mi sai dire che versione hai?

  • Versione? Di latino? AHAHAH!

Io aggrotto le sopracciglia per far capire che non m’ha fatto ridere nemmeno un po’

  • Almeno sai che cosa NON funziona?

… E qui le storie che hanno in comune questo incipit divergono. se l’individuo umanoforme che ho davanti gode delle mie simpative entro in geek mode e comincio a spippolare nelle impostazioni del telefono per cominciare ad orientarmi, altrimenti dichiaro la mia non cosocenza dell’accrocchio e, se marchiato da Samsung, propongo come soluzione la sostituzione con equivalente LG o Motorola.

Io non odio Android, per carità, è Samsung che non ho mai sopportato.

Qualcuno poi cominciava ad allargarsi:- Scusa ma mi fai cercare una cosa sul tuo iPad?

  • L’altro ieri per lo stesso motivo mi hai chiesto la password del Wi-Fi e ti ho accontentato, il cellulare ce l’hai, no?

  • Si ma ha lo schermo piccolo! (era un 4s)

Mo basta certi dispositivi sono personali, mi chiedi in prestito il fazzoletto? No, e ci credo visto che ci ho appena scaricato dentro il contenuto di due seni nasali. Attivare la modalità anonima sul browser? Ti guardano male perchè “non ti fidi”

Insomma, complice un’offertona su Saldi Privati ho comprato un tablettino Android, così almeno KitKat lo conosco bene, ho una piattaforma alternativa a iOS e posso usare la modalità multiutente così posso dire di offrire il tablet di cortesia.

La scelta è fatalmente cascata su un Asus Transformer pad Wi-Fi, motorizzato Intel ed equipaggiato con Android 4.4.2, il colore purtroppo è il bianco, la cover l’ho dovuta ordinare sul solito Amazon, ce l’ho in mano da quattro giorni e già sono emerse alcune magagne insieme ai pregi.

Android, come dicevo sopra lo conoscevo indirettamente tramite i soliti utonti che mi affidavano smartfone e tablet da rimettere in piedi. stavolta il niubbo sono io, ergo bisogna rimboccarsi le maniche e capire come si fanno le cose in casa Google.

Primo giorno dedicato all’approvvigionamento app e all’acquisto di una schedina microSD di capienza adeguata per venire incontro alle ridotte capacità mnemoniche del tablet acquistato (16GB), non scarico giochi e app ciccione, ce le ho sull’iPad, unica deroga data alle app librarie che ho anche su iPad perchè possono sempre servire, scarico le app per la ricevitoria e BUM primo intoppo con la filosofia Android. seguendo Play Store becco una fake dell’app Match-point, per trovare quella ufficiale devo andare sul sito preposto e scaricarla da là off-market, metodo meno sicuro, responsabilità più del committente che dello sviluppatore e di Google, ma l’utente rischia per una cavolata.

Mi serve la possibilità di ottenere lo screenshot, apriti cielo devo scoprirlo su Google che la combo cambia da dispositivo a dispositivo, io credevo che dipoendesse solo dalla versione di Android con poche eccezioni dovuto alla presenza o meno di pulsanti  a sfiornamento, invece bisogna ricorrere a San Google, o sperare nella facilità di raggiungimento dell’opzione (grazie Asus).

Altri punti positivi o negativi? No bene o male iOS e Android si equivalgono, l’architettura Intel, più performante rispetto ad ARM non consente di far confronti con l’iPad, il tablet è reattivo ma di far gare di velocità non mi è mai interessato per cui se sia o no più veloce o più lento di qualche secondo non me ne frega molto. Non noto differenze sostanziali.

L’hardware esterno però perde nei confronti di Apple e anche nei confronti del Tab 2 che ho avuto modo di usare (e flashare) in precedenza perde un po’. la scocca è plasticosa come i nonni EeePC, che non ho mai potuto digerire, il peso è importante, l’air che ha la scocca in metallo è molto più leggero, per esempio, la batteria ci mette un secolo a caricarsi, ma il cavo ci collegamento e ricarica è un microUSB e non è poco, anzi!

BAsta questo a farmi altare il fosso? Manco per niente. Android la valuto ancora come “alternativa”, ma preferisco spendere per avere assistenza, aggiornamenti, e app certe.

Apple TV, Bianca contro “Nera 3th Gen”

Apple TVSeguendo le serie TV in originale da diversi anni mi sono dovuto destreggiare tra diversi formati audiovideo digitali, solo da pochi anni sto cominciando a prendere contenuti in HD, perchè l’hardware collegato alla TV (e la TV stessa) solo da pochi anni può riprodurli in modo soddisfacente. Sono passato da un videoregistratore digitale che arrivava al 480p solo in formato divX, all’attuale Apple TV di terza generazione, passando da un’apple TV bianca modificata con ATV distribuito da Firecore.

Passata l’era di chiavette da inserire nella USB del lettore da salotto (e saltuariamente di DVD riscrivibili di vari formati), sono passato, una volta messe le mani su un TV LCD full HD, alla Apple TV bianca che leggeva file da un disco esterno (quello interno da 160 GB l’ho lasciato alle funzioni del firmware Apple) e da un server DLNA situato al piano di sotto, che ha poi alimentato iPad e iPhone tramite apposite app. Avendo un ecosistema Apple completo la transizione verso formati come h.264 e container come .mp4 è stato naturale, ormai il DivX lo gestisco solo su un sottoinsieme del mio hardware targato Apple, da un annetto uso addirittura metadati iTunes-friendly cosicché sulla tv ho pensionato (con dispiacere) XBMC, rendendo del tutto inutile le modifiche della Apple TV bianca, ritrovandomi con hardware vecchio, che legge al massimo file 720p, sempre che non stessi facendo lo streaming da NAS.

xbmcPiccola parentesi su XBMC. l’ho trovato la soluzione ideale fin da subito, molto meglio di Plex, solo che necessita di un hardware ben superiore a quello della prima Apple TV perchè renda al massimo. ottima dote di plugin per archiviare i contenuti, scaricare i sottotitoli e, nelle ultime versioni, gestire anche un sintonizzatore TV USB. Unica pecca: non legge i metadati dei file per cui i titoli si possono aggiungere solo collegandosi a Internet, ma esistono degli editor esterni del database che mitigano la cosa.

Il sistema pressocché chiuso di Apple (solo i formati che piacciono a lei, veicolati solo da iTunes, con una gestione dei sottotitoli piuttosto ostica se non si dispone dei software giusti) mi aveva fatto propendere per un modello di prima generazione (1.5 per la precisione) che aveva anche un disco fisso, quindi non ero costretto a fare lo streaming dei contenuti via Internet (mio errore di valutazione, come vi spiegherò tra poco), sapevo dell’esistenza di aTV che ne estendeva le funzioni rendendola un vero mediacenter aggiungendoci Perian e alcuni player e XBMC (Per Apple TV bianca si ferma alla versione 10). Con questa configurazione ho campato bene due o tre anni, poi sono cominciati i problemi di compatibilità con i film a noleggio di iTunes, i nuovi profili h.264 venivano gestiti male, i file erano troppo grossi per uno scrolling fluido (Fast forward e rewind), anzi spesso crashava del tutto, io nel frattempo mi armavo degli strumenti giusti per rendere digeribili i file mp4 a iTunes senza doverli ricodificare e quindi senza perdere qualità. Esistono programmi che scrivono solo il container se il video e l’audio sono codificati con lo stesso formato con cui li si vuole. in soldoni se ho un AVI codificato in h.264 e lo voglio trasformre in m4v (l’estensione mp4 che legge iTunes) non devo ricodificare il video ma riscrivo il file secondo le specifiche Apple (nel 99% delle volte un mp4 standard sotto falso nome falsa esensione). Per i sottotitoli mi è bastato usare iSubtitle per inserire nel file i dati del solito file .srt.

Apple TV 3Mi decido alla sostituzione non avendo quasi più bisogno della parte estesa, complici le offerte del Black Friday scorso prendo la Apple TV di terza generazione, il mostro che nessuno riesce a scardinare.

Piacevolmente sorpreso, mi ritrovo con un piccolo dispositivo che, disco a parte, colma i limiti del precedente modello. video HD fluidi ottima velocità di streaming nella rete locale con segnale Wi-fi dimezzato, gestisce i noleggi dei film fatti sul computer perfettamente e con la sola necessità di autorizzare la riproduzione del film la prima volta, Ottima la grafica per le serie TV e finalemnte ho tutti i dati inseriti del file audio-video letti correttamente. Avessi un iDevice di ultima generazione con Bluetooth LE avrei pure fatto la prima configurazione senza sforzo (provate voi a inserire una password lunga coi tasti direzionali del telecomando).

Prossimo passo, tra un annetto, l’acquisto di un mini NAS da salotto come il QNAP HS-210

Piove, …. Ladro!

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Questo post è dedicato a tutti coloro che ancora si stupiscono che, magari non più con la stessa frequenza, piove.
E quando piove i fiumi si ingrossano, eh! Scoperta da premio Nobel! Vai a sapere poi che l’acqua va ad allagare campi e strade vicine, perchè magari i canali di drenaggio sono così sporchi da essere solo un pallido ricordo sotto forma di un solco o di un tubo che sporge. Sono eventi (e sempre più spesso tragedie) imprevedibili! Imprevedibili? Ma, CAZZO, quando a scuola il prof di scienze o di Fisica spiegava, che cavolo facevate? Non le avete mai prese da vostra madre perchè avete lasciato inavvertitamente qualcosa sullo scarico della vaschetta mentre la lavatrice era in funzione e si è allagata casa? Le ciocche di capelli nello scarico della doccia? Guardate il principio è lo stesso, nessuna sorpresa quindi, solo la tragica conseguenza di strafottenza nel gestire le cose, nel costruire case dove non si può e, chi le ha acquistate perchè magari erano “un affare”, adesso si trincererà dietro ai condoni. Hai driblato la Legge fatta da omuncoli per altri omuncoli, le Leggi fisiche però devi rispettarle… O crepi e fai crepare!

Poi ci sono i rischi indiretti. A Stigliano oggi si può morire perchè gli ospedali sono difficilmente raggiungibili. La SS. 106 chiusa, quella per Matera sarebbe un terno a Lotto pure se fosse aperta, sfido qualunque elicotterista ad atterrare con questo tempo qui da noi, giusto Superman ci potrebbe salvare. Eppure quando hanno deciso di ridurre così la sanità lucana nessuno ha posto il problema delle strade inesistenti o quasi, tutti a pensare solo al proprio orticello che era già ampiamente condannato dai numeri quando andavano contestate proprio certe cifre potevate spingere per avere la certezza di strade più sicure come contropartita stanziando fondi dalle royality del Petrolio al posto di istituire quella immane cazzata della carta carburante e di rifare marciapiedi ad anni alterni (se un’amministrazione non sa gestire la pioggia di soldi che ha, levateglieli e usateli per TUTTA la comunità lucana.

Domani i soliti discorsi di tizio non ha pulito…. No quello doveva farlo Caio… La burocrazia che impedisce a Sempronio di pulire davanti casa… I soliti cani che si mordono la coda, insomma. Intanto la pioggia scende e l’acqua sale.

P.S. Domani niente scuola, ma un ripassino di Fisica, capitolo sui fluidi, io lo farei! 😉