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La bolla di solitudine: istruzioni per l’uso

Post dedicato agli introversi come me. Quelli che per dire mezza parola di più (del necessario?) sembra che debbano cavarsi un dente e che quando decidono di aprirsi lo fanno andando in modalità tsunami. Sì, quando diventiamo logorroici lo facciamo perché per parlare semplicemente ci sabotiamo i freni da soli.

Capita per svariati motivi: serata con gli amici con troppe emozioni da archiviare, incontro che ti ha rivoltato emotivamente come un calzino sporco, incontro in cui l’altra parte (o, semplicemente, L’ALTRA) non ti ha permesso di dirle quello che speravi di dirle e ti resta il rospo in gola (che magari ricacci nello stomaco e comincia a rompere le scatole alle farfalle facendo partire l’acidità); cose di questo tipo, che ti fanno girare la testa per non essere abituato a gestire tanto o che ti costringono a un importante e intenso momento di riflessione. E tiri su lo scudo, la “bolla” entro cui non vuoi nessuno, la camera di compensazione di Darth Vader: aprire a proprio rischio e pericolo; il punto è che molti i cartelli di pericolo li interpretano al contrario, ammesso che li leggano e vanno a sbatterci contro andando a infrangere il silenzio coì agognato, costringendo a mugugni o a mezze spiegazioni, rompendo la tranquillità quasi zen faticosamente cercata.

Intendiamoci, salvo casi patologici, nessuno vuole restarci a lungo, nella bolla. Bisogna solo aspettare che arrivi il momento giusto per lasciarla… o la persona giusta, solitamente chi ti ci ha fatto rinchiudere o, se si è fortunati, l’amico che sa come tirartene fuori (a volte nemmeno lo fa apposta).

Non incavolatevi se non foste voi quella persona, e vi soffiamo contro o vi guardiamo male per aver infranto la sacralità del nostro isolamento non siamo asociali, non sempre, almeno, abbiamo bisogno di tempo per ricaricare le batterie ad un umore troppo facilmente abbattibile, siamo quelli di “ma avrò detto/fatto qualcosa?”; “Avrà capito male?”; “Perchè non si è resa/o conto di avermi ferito?” E giù nella bolla a capire cosa è successo tra noi e il resto del mondo (che conta).

Se invece aveste il potere di far dissolvere la bolla, beh, fatelo! Magari non subito ma fatelo. Se dell’occupante vi interessasse almeno un po’, cercate il dialogo (meglio se di persona), magari avvicinandovi in punta di piedi, che potreste essere sì voi, ma magari pensando di averla fatta grossa, staremo a interpretare ogni inflessione vocale che possa indicare un motivo di astio nei nostri confronti. Fatelo, prendetela come una buona azione o se ve ne fregaste beh, sperate che, se non da soli in capo a qualche ora, qualche amico riesca a stanarci con qualche battuta o un’uscita.

Anche questo post è frutto di una sessione in bolla, debitamente interrotta da chi vedendomi con le cuffie ad occhi chiusi e ad ora tarda, pensando che dormissi, ha OSATO scostarmi le cuffie da un orecchio durante un assolo di chitarra. Ecco, voi non fatelo!