Lettera aperta ai protagonisti di uno spot anti-pirateria


Cari artisti,

Prestate faccia e voce a un copione mal recitato, a volte sapete a malapena quello che state recitando (se non leggendo) e si vede, snocciolate cifre ma non riportate le fonti dove poter controllare come vengono fatti quei calcoli; sono cifre presunte? C’è dunque la presunzione che la pirateria non sia solo un grosso cancro, ma una metastasi che sta uccidendo il paziente. Perchè volete essere voi a passare per presuntuosi? Lasciate che siano i vostri mandanti a metterci la faccia e non perdete la stima e la fiducia che i vostri clienti fans in tanti anni di dischi e concerti.

Sappiamo, caro Einaudi, che a 2.20 fa la Domandona Retorica per eccellenza, che non sono “gli artisti” a voler limitare la libera circolazione delle idee, ma sono i vostri mandanti, quelli che guadagnano dalla percentuale del vostro lavoro e che sfruttano la vostra faccia per farvi dire ciò che voi conoscete solo perchè vi hanno raccontato la favoletta sul lupo cattivo con la benda su un occhio, per giustificare la contrazione della vendita delle vostre opere. Chiedetevi se forse sono loro ad essere incapaci, che Internet non sanno cosa sia davvero, caro Paoli, Google e soci sono contro a certi scempi legislativi perchè conoscono il medium, perchè sanno già cosa significhi trattare con la Cina, tanto per fare un nome di un regime che vuole il controllo totale su Internet, perché l’età media del suo CdA non credo arrivi a quarant’anni e che hanno ben chiaro le reali prospettive di guadagno dalla distribuzione “intelligente” dei contenuti in rete.

Guardate al mercato estero e non fermatevi al solo mercato musicale e noterete eccellenze che per quanto siano piratate portano a casa vendite record, perchè hanno capito (o semplicemente ricordano) che trattare da ladri matricolati i propri clienti significa perderli, probabilmente hanno anche collaboratori e distributori più capaci… E forse piacciono più di voi

Battiato mette di mezzo un guru, Santo Stefano da Palo Alto, che “aveva capito tutto” che ha pure cercato di spiegarvelo a voi discografici che la gente vuole le tracce singole ma per alcuni album se voglio i “diamanti” allegati, non posso non comprare anche la merda allegata insieme, questa cosa, a leggere la biografia di Isaacsson, la hanno preteso le case discografiche, e che faticaccia a fatto per convincerò a non usare i DRM. Cari discografici italiani, parliamo di iTunes Match che è proprio una buona misura contro la pirateria voluta da Jobs (quello che ne sa più di voi anche adesso che è cibo per vermi), com’è che in Italia non ce n’è traccia? Jobs in questo campo è un tenore in mezzo a concorrenti della Corrida, ammettetelo e studiate invece di citare alla ca…o cose che evidentemente non conoscete, usate la testa, sappiamo che siete intelligenti prima ancora di essere “di cultura”, non svendete la vostra immagine e la vostra buona fede per chi evidentemente sfrutta il vostro nome per soddisfare il proprio desiderio di controllo.

Ma secondo voi è giusta una cosa come la presunzione di colpevolezza, è giusto dare a un organismo che non è nato con finalità di polizia, compiti di pertinenza delle forze dell’ordine? Che si chiuda un sito prima che un giudice (anche un GIP) possa dire se si è in presenza di reato o no? Che speranze ha un qualsiasi blogger coi soli magri introiti do Google Ads di tersi difendere adeguatamente contro l’orda di avvocati che una multinazionale della musica può invece permettersi. Citate MegaUpload ma li i reati superavano la Pirateria Informatica e le cose sono state fatte nel giusto ordine, tant’è che MegaUpload è stata la sola a cadere ma di certo non è la sola a contenere materiale coperto da diritto d’autore, cos’è gli altri hanno pagato la “protezione”? Non credo.

Da oggi, meno vostro,

Sheldon Pax
blogger (solo perchè ha un blog)

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