Finalmente si riprende a leggere dopo il digiuno per cause di forza maggiore dei mesi scorsi, finalmente ho terminato La Svastica sul Sole, lasciato a metà.
Per quei quattro lettori non avvezzi alle letture fantascientifiche spieghiamo innanzi tutto che si tratta di una storia ucronica, storia alternativa, “cosa sarebbe successo se a vincere la Seconda Guerra Mondiale fosse stato l’Asse Tedesco-Nipponico“, per il resto la Fantascienza è per lo più nell’ambientazione futuritica (il romanzo è del ’62) che vede la Germania primeggiare nelll’industria aerospaziale (Von Braun resta in patria, ovviamente, sviluppando la tecnologia missilistica del Reich e non degli USA). Per il resto è un romanzo quasi mainstream.
Proprio questo essere “Sci-fi light” non me lo ha fatto divorare come divorai a suo tempo Gli Androidi sognano pecore elettriche (a proposito, perchè per questo in Italia si è preferito il titolo originale e per la Svastica non si è usato l’Uomo dell’Alto Castello? Misteri editoriali!). Per la maggior parte del romanzo ci troviamo di fatto di fronte a tre racconti che condividono ambientazione e n paio di personaggi ma procedono in modo indipendente fino a sfiorarsi nel finale quando emergono le consuete tematiche Dickiane sul doppio e sulla realtà effettiva, se per quasi tutto il libro eravamo ben calati in un universo ucronico, con una storia alternativa ma speculare alla nostra con alcune felici intuizioni e una ironia mordace che bacchetta entrambi gli schieramenti dell’epoca (la fase calda della Guerra Fredda con l’innalzamento del muro di Berlino e la Crisi Cubana). Chi sono i conquistati e chi i conquistatori? la realtà è quella che vivono i protagonisti, la nostra o quella descritta nel romanzo che fa da fil rouge alle tre storie narrate nel libro? Se fino a due capitoli dalla fine uno ha le sue certezze è là che queste vengono fatte brillare come un vecchio palazzo.
Credo che per un po’ starò lontano da Dick, per dedicarmi a generi a me più consoni e a lunghe incursioni nel Fantasy (altro genere a me poco congeniale), ma è un arrivederci non un addio.





Caravan, un fumetto Bonelli scritto da Michele Medda, una miniserie di 12 numeri che fino al numero 10 era da lode, è inciampato un po’ nel penultimo per scivolare definitivamente nelle ultimissime tavole dell’ultimo episodio.
Meglio l’uovo o la gallina? Meglio il romanzo o la serie TV? E ancora, Da un romanzo che è più speculativo che di azione come si è riusciti a trarre una serie che è più d’azione che di speculazione fantascientifica, si può ottenere quasi lo stesso risultato? Boh, arriviamo a fine stagione (magari sarà anche la fine della serie) e rispondiamo a questa domanda, per adesso parliamo del libro, appena finito di leggere in versione ebook.
Il 6×11 è l’episodio tipo della Smallville migliore, parliamo di Superman quando non era Superman? Bene dagli di azione, dagli di storie con al centro Supereroi, senso di Giustizia, identità segrete, cattivi puri, doppiogiochisti, e ignari collaboratori… delle trame da soap opera giovanile appena un accenno, giusto per allentare la tensione ogni tanto e introdurre un nuovo problema. Peccato che non si possano fare episodi doppi fino alla fine (la migliore stagione di Enterprise era fatta ad archi narrativi di tre o quattro episodi, era un piccolo capolavoro.).