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Diritti sPOSTati

Dopo l’ennesima condivisione serve un punto fermo da ricondividere all’occorrenza per cui riscrivo qui quanto già detto su Facebook, integrando anche qualcosa.

Non basta un post in legalese per proteggere la vostra privacy da Facebook, o per far valere copyright o quant’altro. PER ISCRIVERVI AVETE ACCETTATO CLAUSOLE CHE CEDONO L’USO DEI VOSTRI CONTENUTI A FACEBOOK. Come potete difendervi? Evitando di pubblicare i dati sensibili che non volete condividere col mondo intero. Per citare “qualcuno” evitate di farvi foto (o, almeno, di mettere su Internet) che non volete far vedere a vostra nonna. Non esiste amico fidato che non possa perdere il cellulare in strada, che non possa venire derubato, che non prenda virus che espongano il contenuto delle proprie memorie elettroniche a gente senza scrupoli, che al primo torto non si vendichi sputtanandovi sul web. Pensare che basti un post su un social a proteggere i propri contenuti è come fidarsi di un giubbotto antiproiettile fatto con la carta igienica bagnata, pensare a quanto sia opportuno pubblicare qualcosa PRIMA di farlo è l’unica cosa che protegga davvero

Se proprio volete negare diritti sulle vostre foto a Facebook avete due possibilità: cancellarvi del tutto dal social network richiedendo la rimozione di tutto quanto (cosa che comunque faranno con calma) oppure rendere le vostre foto poco appetibili con filigrane (quelle scritte che vengono sovraimpresse) abbastanza difficili da rimuovere senza tagliare malamente la foto. Questa è la soluzione che ho adottato per le mie foto. Un bollino che copre un intero angolo della foto che, tra l’altro dice pure come è stata rilasciata la foto (non che questo previene da un uso illecito, come già detto), uno che vuole prendersi la foto senza riconoscermene nemmeno la paternità dovrebbe tagliare la foto in modo pesante o editarla in modo che non mi verrebbe difficile dimostrare la proprietà dello scatto semplicemente esibendo il file raw (il file fotografico coi dati grezzi del sensore) completo.

Markdown… Un po’ troppo tardi?

Sto scrivendo questo post dalla app WordPress per iOS, su una beta di iOS 9.1, da un iPad Air, usando la tastiera touch su schermo. Perché questa precisazione iniziale? Semplice perché una prima risposta alla domanda del titolo è: in questo caso Markdown è solo un’inutile complicazione. (Ovviamente IMHO, anche se il perché andrò a spiegarlo in conclusione all’articolo)Ma cos’è Markdown?

Markdown (link a Wikipedia per chi vuole approfondire) è l’ennesimo linguaggio a marcatori che si può usare per scrivere testi ben formattati con stili diversi per paragrafi e caratteri in modo veloce quando non si dispone di un editor evoluto o quando l’interfaccia del proprio editor distrae troppo e per fare il testo in grassetto o produrre un rientro nel paragrafo bisogna lasciar perdere la tastiera, prendere il mouse e pensare ad altro deconcentrandoti da ciò che si sta scrivendo. “Beh, utile!” Direte voi. Se usate tastiera e mouse, sicuramente, meno se usate un tablet che ormai vi fa perdere tempo più per scrivere i caratteri che compongono i marcatori (** per il grassetto, per esempio) che per inserire la formattazione direttamente posizionata sulla tastiera touch del dispositivo (parlo per iOS, ma credo che tastiere estese simili esistano anche su Android).

Quindi se sia o no in ritardo (WordPress 4.3 lo supporta anticamente, prima c’era un plugin ufficiale di Automattic) dipende dal numero di blogger (e di scrittori) che scrivono le proprie bozze sui tablet e non sui computer tradizionali o comunque con l’accoppiata tastiera/mouse.

Piccola conclusione semi-off-topic: ho un buon motivo per provare la soluzione delle tastiere di iPad Pro 😉

Dedicato a…

Questo post è dedicato a te.

  • Tu che pensi che Facebook sia tutta Internet. Invece fuori da quel recinto c’è letteralmente un mondo
  • Tu che pensi che Facebook faccia tutto bene. Quando fa tutto in modo mediocre
  • Tu che pensi che su Facebook ci stia la Verità Rivelata e vuoi farne parte. E condividi tutto in modo acritico
  • Tu che, quando ti chiedono di visitare un sito che non sia Facebook, vai letteralmente nel panico. Mostrando quanto in realtà tu sia ignorante
  • Tu che non distingui utenti da pagine e ti ostini a creare nuovi account utente per ogni pagina che avresti DOVUTO creare. Stessa password per tutti, magari.
  • Tu che magari riesci a “rubare” anche contenuti gratuiti. Troppa fatica mettere il link di origine o almeno i crediti all’autore..
  • Tu che ti difendi con: “Ma su Facebook la vedono tutti” scordandoti che, per fortuna, non tutti sono su Facebook e sono tuoi amici.
  • Tu che concedi l’amicizia anche a: cani, porci, zecche e zanzare. Poi ti lamenti che qualcuno pubblica video porno a tuo nome e a tua insaputa.
  • Tu, che… Adesso non mi viene in mente nient’altro dedicato agli Utonti Facebookari, nel caso aggiungo, sono nel mio blog e i post li ritrovo rapidamente anche a distanza di anni, fate la stessa cosa con Facebook!

Questo post era stato pensato per essere scritto direttamente sulla bacheca di Facebook insieme a questo link, poi ho deciso si scriverlo qui perché è più comodo e su Facebook arriva il link in modo automatico.

Questo post potrebbe aver inaugurato una serie, vi ho avvistato. 😉

Foto in Facebook? No, grazie.

Giorni fa l’ennesima spiegazione, con polemica inclusa, sul perchè non uso Facebook per tenere le foto.

Poiché a giorni potrei dover rifare il discorsetto a più persone ho deciso di fare questo post da riportare per bene anche su Facebook.

Facebook è un social network, serve cioè a interconnettere persone con le quali condividere informazioni (anche i contenuti multimediali lo sono), ma Facebook non è il Web, non potrebbe esserlo per come è strutturato e costruito. E’ già traballante così com’è, figuriamoci se dovessimo mettere tutto là dentro.

Il World Wide Web è ciò che oggi la “massa di persone non informaticamente edotta” identifica con Internet. In realtà è solo una parte di essa, quella che ci interessa al momento ma non la sua totalità, quindi qui farò distinzione parlando di Internet e Web.

Prima di Facebook esistevano altri social Network. Accanto a quelli “generalisti” come poteva essere MySpace (che esiste ancora ma è l’ombra sbiadita di sè stesso), ce n’erano altri più specialistici, dedicati a particolari categorie di utenti. Molti ancora tengono botta e si sono affiancati a Facebook pur non facendo più i numeri di una volta. Ci riescono proprio perchè specializzati in un singolo settore.

Quando nel 2006 passai alla fotografia digitale fu a quello che all’epoca era il migliore portale social per le foto digitali: Flickr. Aveva profili di iscrizione gratuiti per pover’user e a pagamento per power user, dopo un paio di mesi di uso avevo già esaurito la quota di foto  dell’abbonamento gratuito così ho attivato un abbonamento a pagamento che ancora uso.

Perché pagare un servizio disponibile anche gratuitamente su internet (sì, a qualcuno bisogna spiegare pure le cose ovvie, portate pazienza). Perché si è soddisfatti dei servizi offerti, impossibile da erogare se non si pagasse qualcosa.

Flickr, è più tardi i suoi concorrenti cosa offrono a un fotografo digitale? (Amatoriale o professionista che sia).

  1. Spazio illimitato.
  2. Numero di foto illimitato.
  3. Visualizzazione ottimizzata per le immagini.
  4. Possibilità di gestire più risoluzioni delle stesse immagini, comprese la risoluzione originale.
  5. Visualizzazione dei dati di scatto.
  6. Creazione e gestione di librerie di foto pescando anche da altri utenti.
  7. Nessuna necessità di diventare “Amico di…” puoi essere semplicemente interessato ad un particolare fotografo e seguirlo.
  8. Possibilità di gestione delle licenze d’uso.
  9. Visualizzazione delle foto a chiunque sia interessato, senza quote raggiungibili solo a pagamento.
  10. Possibilità di condividere la foto tramite link diretto con altri social o via email (nessun bisogno di fare allegati elefantiaci.)

Perchè non uso Facebook per le foto? La risposta breve e che i punti: 3, 4, 5, 6, 8, 9 e 10 neanche sa coa siano. Al mio profilo di facebook vogli o far accedere persone con le quali ho qualcosa da dire, se per strada ci limitiamo solo ad un cenno del capo e non abbiamo interessi in comune allora possiamo semplicemente visitare l’uno il sito dell’altro senza arrivare all’interazione sociale obbligatoriamente. Su Flickr possiamo essere perfetti estranei e accedere alle foto che posto sul portale, su Facebook no. è più pratico.

Perchè non faccio un duplicato su Facebook delle foto degli eventi? Perchè banalmente non ho larghezza di banda per caricare due volte le stesse foto.

Stare alle regole di privacy e gestione del copyright schizofreniche di Facebook, e non alle reole certe di Flickr? Sono mica scemo!

Pago per stare meglio e per offrire un servizio migliore a chi mi segue e dovrei usare Facebook per offrire un servizio pessimo ma più social a gente che sa “usare” solo facebook ma non il resto del Web? ESTICAZZI! IMPARATE A PARCHEGGIARE SE VOLETE GUIDARE!

NB da marzo 2015 la mia presenza su Flickr sarà limitata per le nuove condizioni di uso e le nuove fasce di abbonamento decise da Yahoo! Tuttavia quanto detto sopra non cambia di una virgola se applicato al nuovo portale a cui sono iscritto: Ipernity

Buona camicia a tutti

Succede che si va davvero dove mai nessuno è mai giunto prima e la solita stampa generalista guarda il dito che indica la cometa, anzi peggio si guarda alla camicia di chi indica la cometa, la cometa non esiste più esiste una camicia sessista, le pinup nel 2014 sono diventate un simbolo di sessismo. Vi spiego perchè non la vedo così

Innanzi tutto un oggetto non può essere sessista, ma può essere usato in un contasto che si possa connotare come sessista. Una conferenza stampa dedicata all’evento scientifico dell’anno direi che non rientra in un contesto del genere, si potrebbe solo obbiettare che magari fosse un po’ troppo casual (ma, cazzo, ha appena fatto atterrare un coso grande come un frigorifero su una cometa, chi se ne frega se lo ha fatto in mutande ed “ha risposto al citofono” come si trovava, aveva altro per la testa, capitelo! Soprattutto capite ciò che vi sta dicendo o, evitate di andare a certe conferenze stampa senza averne le competenze).

Viene montata tutta una polemica: la camicia sarebbe sessista. Sulla camicia ci sono pinup, non conoscete chi la indossa e non sapete se ha idee sessiste, l’unica cosa che mi dice quella camicia è che probabilmente è eterosessuale., non ho mai visto simili esternazioni verso Playboy, rivista apertamente maschilista che usa le pinup in modo sessista dichiaratamente (se mostri solo donne nude su una rivista orientata al solo pubblico maschile, e se non ci credete leggete certi articoli e ditemi che non è così).

Questa è la mia posizione, credo che sia logicamente condivisibile, non credo di aver detto chissà quale verità eppure ne ho lette di tutti i colori tutti a dire cosa offende la sensazione (comune?) della discriminazione sessuale. In realtà tutto è relativo, a una cultura, alla propria educazione, al proprio pensiero. la discriminazione la fa chi discrimina attivamente non un oggetto che si richiama a un richiamo sensuale, sì, ma largamente condiviso tra i due sessi (andate su Google immagini e cercate Tom Hiddleston, contate le foto in cui non è nudo). Aggiungo è più sessista quella camicia o un calendario con foto anche sexy di pallavoliste? Non hanno la divisa e non sono riprese in atti agonistici sotto rete o a mezz’aria mentre schiacciano o murano un attacco avversario, si mostrano come donne, ammiccano, ma non mi sogno di definire sessista un calendario, perchè le donne fanno ANCHE questo (magari in privato e per un solo paio di occhi alla volta 🙂 ). ALLORA PERCHè TANTO CASINO PER DELLE PINUP SU UNA CAMICIA?

I Android

images– Scusa, tu che ne capisci, ho il cellulare che non funziona, mi dici perchè?

  • Quale iPhone hai?

  • No, che iPhone, ho questo! – E mi presenta uno smartphone Android.

  • Ma io Android non ce l’ho, almeno mi sai dire che versione hai?

  • Versione? Di latino? AHAHAH!

Io aggrotto le sopracciglia per far capire che non m’ha fatto ridere nemmeno un po’

  • Almeno sai che cosa NON funziona?

… E qui le storie che hanno in comune questo incipit divergono. se l’individuo umanoforme che ho davanti gode delle mie simpative entro in geek mode e comincio a spippolare nelle impostazioni del telefono per cominciare ad orientarmi, altrimenti dichiaro la mia non cosocenza dell’accrocchio e, se marchiato da Samsung, propongo come soluzione la sostituzione con equivalente LG o Motorola.

Io non odio Android, per carità, è Samsung che non ho mai sopportato.

Qualcuno poi cominciava ad allargarsi:- Scusa ma mi fai cercare una cosa sul tuo iPad?

  • L’altro ieri per lo stesso motivo mi hai chiesto la password del Wi-Fi e ti ho accontentato, il cellulare ce l’hai, no?

  • Si ma ha lo schermo piccolo! (era un 4s)

Mo basta certi dispositivi sono personali, mi chiedi in prestito il fazzoletto? No, e ci credo visto che ci ho appena scaricato dentro il contenuto di due seni nasali. Attivare la modalità anonima sul browser? Ti guardano male perchè “non ti fidi”

Insomma, complice un’offertona su Saldi Privati ho comprato un tablettino Android, così almeno KitKat lo conosco bene, ho una piattaforma alternativa a iOS e posso usare la modalità multiutente così posso dire di offrire il tablet di cortesia.

La scelta è fatalmente cascata su un Asus Transformer pad Wi-Fi, motorizzato Intel ed equipaggiato con Android 4.4.2, il colore purtroppo è il bianco, la cover l’ho dovuta ordinare sul solito Amazon, ce l’ho in mano da quattro giorni e già sono emerse alcune magagne insieme ai pregi.

Android, come dicevo sopra lo conoscevo indirettamente tramite i soliti utonti che mi affidavano smartfone e tablet da rimettere in piedi. stavolta il niubbo sono io, ergo bisogna rimboccarsi le maniche e capire come si fanno le cose in casa Google.

Primo giorno dedicato all’approvvigionamento app e all’acquisto di una schedina microSD di capienza adeguata per venire incontro alle ridotte capacità mnemoniche del tablet acquistato (16GB), non scarico giochi e app ciccione, ce le ho sull’iPad, unica deroga data alle app librarie che ho anche su iPad perchè possono sempre servire, scarico le app per la ricevitoria e BUM primo intoppo con la filosofia Android. seguendo Play Store becco una fake dell’app Match-point, per trovare quella ufficiale devo andare sul sito preposto e scaricarla da là off-market, metodo meno sicuro, responsabilità più del committente che dello sviluppatore e di Google, ma l’utente rischia per una cavolata.

Mi serve la possibilità di ottenere lo screenshot, apriti cielo devo scoprirlo su Google che la combo cambia da dispositivo a dispositivo, io credevo che dipoendesse solo dalla versione di Android con poche eccezioni dovuto alla presenza o meno di pulsanti  a sfiornamento, invece bisogna ricorrere a San Google, o sperare nella facilità di raggiungimento dell’opzione (grazie Asus).

Altri punti positivi o negativi? No bene o male iOS e Android si equivalgono, l’architettura Intel, più performante rispetto ad ARM non consente di far confronti con l’iPad, il tablet è reattivo ma di far gare di velocità non mi è mai interessato per cui se sia o no più veloce o più lento di qualche secondo non me ne frega molto. Non noto differenze sostanziali.

L’hardware esterno però perde nei confronti di Apple e anche nei confronti del Tab 2 che ho avuto modo di usare (e flashare) in precedenza perde un po’. la scocca è plasticosa come i nonni EeePC, che non ho mai potuto digerire, il peso è importante, l’air che ha la scocca in metallo è molto più leggero, per esempio, la batteria ci mette un secolo a caricarsi, ma il cavo ci collegamento e ricarica è un microUSB e non è poco, anzi!

BAsta questo a farmi altare il fosso? Manco per niente. Android la valuto ancora come “alternativa”, ma preferisco spendere per avere assistenza, aggiornamenti, e app certe.

Un libro è un libro!

IMG_0893 1Con l’hashtag ripreso nel titolo l’editoria italiana ha chiesto a Governo ed Europa (perché non si configuri aiuto di Stato?) di equiparare l’IVA sugli ebook a quella dei libri cartacei, cioè passarla dal 22% al 4%. Tweet di chiunque, servizi al TG con set in una grande catena editoriale (non faccio nomi ma hanno inquadrato lettori Kobo 😉 ), esponenti della cultura italiani hanno imperversato per qualche giorno su Twitter e Facebook, qualche voce contraria in quanto un epub contiene molto più rispetto al semplice testo (è un piccolo sito web, se mi si passa la similitudine), ma è un piccolo sito web che serve a simulare un libro e basta.

A ben vedere c’è qualcos’altro negli ebook delle case editrici più grosse, che avrebbero i maggiori benefici dall’abbassamento dell’IVA (o pensate che sia una iniziativa a favore dei lettori? Pensate che dopo vi faranno pagare un ebook a meno dei 10 Euro odierni?) c’è il DRM che fa cose degne del peggior Spyware, si proprio quella robaccia che vogliamo far bloccare da Adblock e NoScript quando navighiamo sul web e che vogliamo sia rimossa dal nostro antivirus di fiducia. Loro ci vendono gli ebook con questa robaccia e non si sognano di chiederne la messa al bando, anzi!

Beh io dico di far così: noi vi aiutiamo con l’IVA e voi ci vendete un libro elettronico maggiormente simile a un libro di carta: solo testo e struttura “tipografica”, niente DRM! Alcuni editori lo hanno già capito, voglio vedere farlo anche ai grossi calibri.

Ecco il mio tweet sull’argomento, notate i due hashtag.

Il copyright non è un capriccio

images-4Innanzi tutto metto le mani avanti: quanto dirò adesso non sarà nulla di esaustivo sull’argomento ma rappresenta solo una sorta di linea guida che mi propongo, ne ho sentito il bisogno perchè a parte le cavolate fatte da chi dovrebbe conoscere cosa è il copyright, noto forte superficialità in generale anche quando l’unica richiesta “forte” è la semplice citazione dell’autore dello scatto.

Parliamoci chiaro il caso Fratelli d’Italia – Toscani è solo l’ultimo di un’abitudine consolidata che ben si spiega nella giustificazione di chi ha commesso la gaffe “E’ su Internet e non c’è la (c) quindi è di tutti”. MA QUANDO MAI! Il copyright, quando c’è, va rispettato. Su Internet non è tutto in fair use o Public Domain. Per essere più precisi se anche fosse in fair use non è detto che sia riprendibile da altri per i propri comodi, cosa che forse hanno fatto i politidioti di FdI che avrebbero fatto bene a fare una banalissima ricerca su Google Immagini per evitare un grosso imbarazzo (Toscani, mi ripeto, falli neri!).

Vogliamo parlare del fatto che la foto era chiaramente pro-adozioni gay e ne è stato capovolto il significato senza la sua approvazione (se vuoi parodiarlo ne fai un’altra che la richiami, ma non usi la stessa foto).

Ma se l’errore è evidente con opere dichiaratamente commerciali, che non vengono rilasciate liberamente, come ci si comporta con le altre? Si prendono e si pubblicano, così, senza pensieri?

DIPENDE!

L’opera è riconducibile a un autore? Bene ci si informa se l’opera ha una particolare licenza di distribuzione diversa da quella “E’ mia e la gestisco io”

Se l’autore non si arriva a conoscerlo e la foto è a bassa risoluzione e serve solo per citare o spiegare un concetto si cade nel Fair Use, la si pubblichi, magari con un link alla fonte da cui ci si è serviti e se dovesse spuntare l’autore ci si regolerà di conseguenza

Se la foto è dichiaratamente in Pubblico Dominio allora la si usi e buon pro vi faccia

Se la foto ricade sotto quel grappolo di licenze che cadono sotto il nome comune di Creative Commons regolatevi di conseguenza: cosa ammette la licenza? Cosa vieta? Quali sono gli obblighi a cui bisogna sottostare?

La risposta alle prime due domande può contemplare diverse opzioni (guardateli i link che vi metto, su!), ma alla terza domanda si risponde (quasi) sempre con “citazione dell’autore dell’opera originale” e “rilascio con la stessa licenza”. Ovvero “questa foto l’ha scattata Tizio” (e magari aggiungete un link all’originale) e non vi sognate di mettere la (C) a un contenuto rilasciato in CC. Repubblica lo fa con gli articoli di Wikipedia che copia impunemente (altro link qui) senza neppure citare la fonte, ma Repubblica ha fatto cavolate ben peggiori, quindi non prendiamola ad esempio, vi prego.

Per finire, mi rivolgo a te, o lettore che sei arrivato qui senza capire nulla di quanto ho scritto. Te lo spiego di nuovo con un esempio facile facile: quando prendi una delle mie foto da uno dei miei siti e la ripubblichi sul tuo profilo Facebook sarebbe gradita la dicitura “Foto scattata da Salvatore Capalbi” in un commento o nella didascalia, con il link all’originale, magari. Non è difficile

Le cose da NON dire a un fotografo.

Su Facebook mi sono ritrovato in bacheca una di quelle classifiche che fanno presto a diventare dei meme, già divisa in cartelloni da far girare slegati. La cosa che racconta è  di quelle tragicomiche: quando le racconti fanno ridere, quando te le dicono, soprattutto se il destinatario è un fotografo professionista, si rischia la gaffe. Come fotografo amatore mi sono trovato in due o tre di queste situazioni, quindi per il bene di alcuni di voi che seguite questo blog a cui potrebbero fischiare le orecchie, vi commento punto per punto in modo semiserio.(*)

 

1 – La tua reflex fa delle foto stupende.

 

Questa è una delle gaffe che si fanno più spesso. una macchina fotografica senza la visione della fotografia di chi la sta usando è nulla. sia che si stia parlando di un professionista affermato che dell’amico amatore. Nel primo caso rischiate che il vostro interlocutore si offenda (a ragione).

2 – Tanto poi mi ritocchi con Photoshop, vero?

Qui distinguiamo i due casi:

  • Fotografo Amatoriale: non è detto, il ritocco con Photoshop porta tempo, quindi si fa solo se è strettamente necessario o si vogliono raggiungere determinati risultati artistici.
  • Fotografo Professionale: la tariffa sale, anche di molto se il ritocco non è “base”, sicuri di voler essere ritoccati?

Cio che non si capisce è che il fotoritocco è qualcosa in più, che porta tempo (e per questo si paga a parte, se non rientra nelle correzioni di base), qualunque persona voglia definirsi un “fotografo” cercherà sempre di scattare la foto migliore possibile, in caso di errore, Photoshop non fa miracoli e non basta “premere un bottone” o armeggiare col mouse. Il ritoccatore fotografico è una professione a sè e come tale va retribuita.

3 – Come mai lo sfondo è così sfocato?

Perchè così dev’essere.

Soprattutto se ci si rivolge a un professionista, fate finta di rivolgervi a un pilota di aereo o a un’astronauta… o a Schumacher. Vi sognereste mai di dar loro consigli su come pilotare i loro mezzi?

4 – Dai, tanto sono giusto due scatti.

Qui state svalutando il lavoro dell’amico o del professionista al solo scopo di chiedergli un “favore” o uno sconto. Partite col piede sbagliato, date retta a me.

5 – Fammi le foto gratis che poi ti faccio pubblicità.

Questa è esclusiva dei professionisti. MAI DIRE UNA STRONZATA DEL GENERE. E se per voi non è una stronzata, pensate se vi chiedessero una giornata di lavoro senza stipendio, promettendovi solo una pacca sulle spalle davanti al capo.

Ovviamente per gli amatori non si applica (se chiedessero un pagamento sarebbero abusivi, da denunciare alla GdF), ma anche prestando la propria opera gratuitamente, potrebbero esserci dei vincoli di licenza che sarebbe bene rispettare.

6 – Porta la reflex così fai qualche foto

Se lo dite a un amatore, fate conto che avete appena invitato un vampiro in casa vostra. Potreste pentirvi amaramente di averlo fatto. 🙂

Se lo dite a un professionista, anche se amico o parente beh è come dirgli “guarda t’invito, ma non ti scoccia se lavori pure? Ovviamente gratis!

7 – Fai tutto in bianco e nero tranne un particolare

Qui vale quanto già detto per il punto 2. In caso di fotografo amatoriale non mettete troppi vincoli alla sua tecnica perché potreste avere risultati non di vostro gusto (mentre il vostro amico vi mostrerà gli scatti tutto orgoglioso). Lui sa cosa può offrirvi meglio di voi, per il semplice fatto che se è un fotografo amatoriale serio, farà una selezione spietata degli scatti che vi mostra e solo lui sa quante ne butta e perché.

(personalmente da qualche anno non mostro più gli scatti appena usciti dalla reflex, tranne per le persone più insistenti a cui le mostro talmente rapidamente da non fargli capire gran che, le foto escono al pubblico già selezionate e corrette)

8 – Fammi venire bene, mi raccomando.

“Perché il mio scopo è fare delle bruttissime foto, vero?”.

Chi spara questa perla fa meno danni quando si morde la lingua.

9 – Bella questa foto. Me ne fai una uguale?

Avete detto l’ennesima cavolata, perchè due foto uguali semplicemente non esistono, se si vuole una posa simile, beh, dovete essere capaci voi di assumere tale posa e lì, si spera, vi renderete conto che la cosa non è così automatica. Se invece volete proprio le stesse sfumature di colore o gli stessi effetti di colore, beh rischiate una delusione, soprattutto se siete pignoletti e non andate oltre il punta e clicca col cellulare.

Il professionista potrebbe volervi accontentare, pagando si ottiene questo e altro.

10 – Puoi farmi più magro/a?

Vedi punto 2

Caso personale: vi dico di no!

11 – Con quella macchina le faccio bene anche io.

Col professionista, ammesso che accetti ancora l’incarico, minimo, vi siete giocati lo sconto.

Col fotoamatore vi faccio il mio caso personale: Prendo la mia attuale reflex (una D80 della Nikon) e ve la metto al collo, dopodiché vado a mettermi in posa controluce. “Scatta!” Vi assicuro che 8 persone su 10 si perdono quando non vedono apparire nulla sullo schermo, nonostante io dia sempre tre istruzioni base: inquadra dal mirino: lo schermo non serve a inquadrare; questa e la ghiera dello zoom (lo metto in grandangolare), premi il pulsante prima a metà per mettere a fuoco, poi fino in fondo per fare la foto. Lo zoom non lo alzo mai. Dello schermo vi ho detto; alcuni evidentemente temono che girando la ghiera dello zoom la reflex possa esplodere; alcuni mettono a fuoco alla CdC, nessuno mi chiede del flash che in modalità a priorità di diaframmi va alzato con l’apposito tastino e non scatta automaticamente per compensare l’esposizione. (e concedetemela una bastardata: l’ha detto lui che la sapeva usare!)

12 – Il tuo lavoro è facile, basta premere un bottone.

Ve lo dico con tutto il bene possibile: hanno appena prenotato a vostro nome un biglietto di prima classe, posto finestrino (per farvi fotografare il panorama), sul treno per affanculo!

13 – Puoi togliere la tua firma dalle foto?

Anche qui, se lo fate in buona fede, sappiate che state per far arrabbiare il fotografo. Chi lo chiede, di solito, vuol fregare la foto. fate un po’ voi!

14 – Con l’iPhone vengono uguali.

Fate da soli. Assemblatevi la risposta usando le risposte dei punti 1, 11 e 12. e studiatevi cose come la profondità di campo. Se non volete studiare, TACETE.

15 – Posso stamparla da Facebook.

NO NO NO NO NO NO NO NO NO NO

(*) Io l’ironia della cosa rivolta ai fotografi l’ho capita, spero che voi capiate la mia ironia rivolta all’utonza!

Blogmark: non dimentichiamo i metodi Grillini

La macchina del fango dei 5 Stelle in piena azione.

Ho già segnalato questi post su Facebook, ma ritrovarne traccia quando servirà ricordarsi di questi scherzi, Facebook avrà sommerso già tutto, Serve un blog e un buon database che ripeschi tutto cercando le giuste parole chiave. Non tutti i miei conoscenti seguono il blog di Paolo (nonostante continui a ripetere che sarebbe cosa utile a entrambi, viste le continue richieste informatiche che mi fanno)

Mettrò quindi i riferimenti diretti ai due post con i miei commenti in merito, mi aspetto visite dalla parte in causa, per cui avviso CHI VIENE INSULTANDO O TENTANDO DI HACKERARE IL BLOG VERRà’ BLOCCATO, BANNATO, NELLA MIGLIORE DELLE IPOTESI IL POST VERRà’ EPURATO DA ELEMENTI CHE POTREBBERO ANDARE CONTRO òA LEGGE VIGENTE E MI RISERVO SEGNALAZIONI ALLA POLIZIA POSTALE PER I CASI PIù GRAVI. Chi propugna le proprie convinzioni in maniera civile sarà ospitato senza problemi.

Linko il post di Attivissimo su Il Disinformatico Blog, e vi cito un paio di frasi a cui aggiungo i miei commenti fatti su Facebook.

Quello che stanno dicendo i ricercatori, prudentemente, è che non possono garantire che la loro ricerca fornirà specificamente una cura per questa o quella malattia: semplicemente, se non sappiamo come funziona di base il cervello, non potremo mai sviluppare cure per le sue malattie. Sarebbe come pretendere che il vostro meccanico vi ripari l’auto che non va senza sapere come funziona un motore a scoppio.

Se avete famigliari con Alzheimer o Parkinson e avete votato Grillo dico “bravi” pure a voi!

Riporto qui anche il video degli accusati, in cui spiegano tutto.

E voi da che parte state? Ma, ancora più importante, perchè state dalla vostra parte? Io me lo sono chiesto, ho trovato la mia risposta, la fede non c’entra nulla, perchè la Fode la concedo a livelli dove la conoscenza umana non è ancora arrivata ed è un’asticella che si alza sempre di più, le frottole pentastellate tutt’alpiù ballano il Limbo.